L’Italia, con il suo patrimonio culturale e paesaggistico ineguagliabile, è una delle destinazioni turistiche più ambite al mondo. Tuttavia, per un Paese che si propone come leader nell’accoglienza, il tema dell’accessibilità rimane una sfida centrale, specialmente negli stabilimenti balneari, nella ristorazione e nelle strutture alberghiere. In una panoramica che guarda il settore a 360 gradi, voglio proporre una riflessione critica su alcuni dei comparti economici che caratterizzano il nostro Paese.
Settore balneare: le spiagge italiane che rappresentano, il tesoro naturale e di inestimabile bellezza non sempre sono accessibili a tutti. Anche se negli ultimi anni alcune località hanno introdotto miglioramenti significativi, rimane il fatto che la loro distribuzione è ancora disomogenea: ci sono zone particolarmente virtuose, come alcune spiagge in Emilia-Romagna o in Toscana, ma altre aree soffrono di una mancanza cronica di attenzione al tema. Settore ristorazione: la ristorazione pur essendo da sempre simbolo dell’eccellenza italiana, si trova di fronte a una doppia sfida: garantire spazi accessibili e rispondere a esigenze alimentari specifiche. Diventa, quindi, fondamentale per il settore, prestare maggiore attenzione alle intolleranze alimentari e alle diete specifiche. Settore alberghiero: gli alberghi stanno progressivamente abbracciando l’idea di “ospitalità universale”, un approccio che mira a garantire un’accoglienza inclusiva per tutti i viaggiatori, indipendentemente dalle loro capacità fisiche. Tuttavia, un’indagine recente ha rivelato che solo il 30% delle strutture ricettive italiane risponde pienamente ai requisiti di accessibilità, con un’ampia variabilità regionale. Investire nell’accessibilità non è solo un obbligo morale, ma rappresenta anche un’importante leva economica. Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, il turismo accessibile potrebbe generare un incremento
significativo delle entrate per il settore. L’Italia ha tutte le carte in regola per diventare un modello
di turismo accessibile a livello mondiale. Ma per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale abbattere le barriere – fisiche e culturali – che ancora oggi ostacolano l’accoglienza universale.
È un obiettivo ambizioso, ma alla portata di chiunque voglia investire nell’eccellenza, soprattutto in vista dei grandi eventi che influiranno sul settore e sull’immagine complessiva del nostro Paese: il Giubileo nel 2025 e le Olimpiadi invernali di Milano -Cortina nel febbraio 2026. Per le aziende italiane si tratta di un’occasione unica per poter dimostrare in maniera concreta ai turisti di tutto il mondo di avere le carte in regola per offrire un turismo accessibile e inclusivo per “tutti”, contribuendo a creare benessere sociale e valore economico diffuso. Il tema della certificazione volontaria si è imposto come un elemento fondamentale per la competitività e la credibilità delle imprese sul mercato. Tra gli strumenti più recenti
e innovativi troviamo anche la UNI-PdR 131, che definisce i requisiti per la progettazione di servizi accessibili e fornisce i parametri di riferimento, con l’obiettivo di favorire un circolo virtuoso che faciliti lo svilupparsi di una catena ininterrotta di accessibilità per il cliente. La certificazione volontaria non è solo uno strumento tecnico, ma una vera e propria opportunità per il settore turistico e della ristorazione, di sviluppare un modello di business più sostenibile, inclusivo e quindi orientato al futuro.

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